Il Gran Maestro
Fr∴ Antonio Cuomo

GRAN LOGGIA NAZIONALE DEI LIBERI MURATORI D’ITALIA
(DISCENDENZA 1805)

Balaustra di Gran Loggia 2024 E ∴ V ∴

dato all’Oriente di Roma,
addì 28 Novembre 2024 E ∴ V ∴

   

Ven.mo e Pot.mo Sovrano Gran Commendatore,
Ill.mi Fratelli Membri di Gran Loggia,
Risp.mi Maestri Venerabili,
Risp. Fratelli Maestri,
a voi tutti, a tutti i vostri cari, a tutti i nostri Fratelli,
Salute e Prosperità.

 

A ∴ G ∴ D ∴ G ∴ A ∴ D ∴ U ∴

 

Complicare è facile, semplificare è difficile. Per complicare basta aggiungere tutto quello che ci vuole: colori, forme, azioni, decorazioni, personaggi, ambienti pieni di cose.
Tutti sono capaci di complicare. Pochi sono capaci di semplificare.
Per semplificare bisogna togliere, e per togliere bisogna sapere che cosa togliere, come fa lo scultore quando a colpi di scalpello toglie dal masso di pietra tutto quel materiale che c’è in più.
Togliere invece che aggiungere vuol dire riconoscere l’essenza delle cose e comunicarle nella loro essenzialità“.
Bruno Munari: parole illuminanti che esortano, che da ogni superflua complicazioneì gemmano grani di turbamento.
E che spronano, se guardiamo al disordine di là dalle Colonne: lo vediamo, lo sentiamo, il mondo risuona di muta oratoria e assordante retorica che esprime poco o nulla se non la granitica adesione a preconcetti ed a pregiudizi di parte; che non concede nulla all’ascolto, unico spiraglio invece affinché il parlare sia risorsa per la comprensione reciproca, dialogo e non rumore.
Rumore, già, ovunque, di parole e di pensieri e di azioni: conflitti minacciati, dichiarati, guerreggiati, tra gli individui, tra i gruppi, le società, le nazioni, i popoli. Tra gli esseri umani.
La semplicità, invece, è antidoto al disordine crescente; essa ci affranca dal rischio che l’abitudine e la rassegnazione al caos prendano il sopravvento.
Semplifichiamo dunque, Fratelli miei, il parlare ed il sentire ed il pensare e l’agire, affinché la disarmonia diffusa non si rifletta e proietti la sua ombra dentro ciascuno di noi, facendoci più o meno consapevoli veicoli di essa in famiglia, al lavoro, in società. In Loggia, perfino.
Poi, malgrado tutto, persino in un tempo che sembra sfuggirci di mano, che pare privo di spiragli di speranza, esistono e resistono spazi di ragionevolezza, ed in ogni caos esiste un principio di semplicità: ogni uomo lo possiede al centro del proprio intimo come germe dentro di sé, ed è facendo perno su di esso, qualunque sia il posto ed il rango e lo status che ciascuno ha nel mondo, che si può ritrovare la purezza di ragione e di cuore, di etica e di morale, individuale e collettiva, di pensiero, parola ed azione che è seme di rinnovata armonia innanzi alla precarietà del tutto.

La semplicità: ce l’ha l’uomo profano, se è libero e di buoni costumi o se, almeno, è moralmente retto; la trova, se è disposto a cercarla, mostrando che è semplicemente possibile (che l’esempio è il sommo maestro).
E soprattutto ce l’abbiamo noi Massoni Scozzesi, noi resistenti e rivoluzionari ch e lavoriamo all’ordo ab chao.
Semplificare, dunque: lavorare a levare, sapendo cosa togliere; mantenere l’indispensabile, eliminare l’inessenziale; immaginare, cercare, intravedere, discernere oltre la superficie della pietra fino al suo cuore, per svelare e plasmare l’essenza occultata dal di più; misurarsi, insomma, con la somma maestria di
Michelangelo, che nel blocco di marmo che altri scartarono scorse una forma, scalpellò via il superfluo, liberò il David in esso celato.
Elevarsi all’altezza di Michelangelo… suona pretenzioso: lo è e vuole esserlo; perché se non coltiviamo propositi alti resteremo incollati a terra, continuando a “tentare goffi voli, d’azione o di parola, volando come vola il tacchino”; se non sogniamo “forte”, restiamo impantanati nel reale così com’è, abdicando alla umana e sublime aspirazione di migliorarci per migliorarlo. Almeno un po’. Almeno appena intorno a noi. Può sembrare poca cosa, ma insieme le gocce di pioggia, ognuna bagnando là dove cade, irrorano e danno vita.
E poi imparare a fare sogni migliori è uno dei doni dell’Iniziazione Massonica: è la Massoneria, dono ricevuto da restituire, che dischiude il sublime al nostro sognare.
La Massoneria che è metodo, perfezionamento individuale nell’intimo e raffinamento collettivo in Loggia: due aspetti che si avvicendano circolarmente, restando ciclicamente ed inscindibilmente uniti e necessari l’uno all’altro.
Perché, se la Massoneria è una scelta individuale, non è però solo un fatto personale: nel Lavoro di Loggia essa realizza un legame di comunità, concretizza l’esperienza di un metodo per tenere insieme le comunità degli uomini.
La Massoneria, che l’Eggregore della Loggia coltiva e di cui beneficia, è un modo, forse il modo, razionale e irrazionale, di fare i conti con la realtà: con il Lavoro su di noi e fra noi raffiniamo il talento al sociale e la capacità di operare sul reale, per tornare ad esso rettificati ambasciatori dei valori e dei saperi a cui, in Loggia, abbiamo potuto accostarci.
Non siamo un mondo a parte ma una parte del mondo, ed è per questo che la Massoneria, pura e tradizionale, officina che forgia i Liberi Muratori, è ancora più necessaria: e ce ne accorgiamo quando sfiorisce, si rinchiude o si estremizza; ce ne accorgiamo quando abdica alla sua missione, alla sua vocazione; ce ne rendiamo conto quando tollera che la profanità straripi di qua dalle Colonne. Eppure, teniamolo bene a mente, a cedere non è mai la Massoneria, solida e radicata com’è nel suo essere athanor di elevazione: sono sempre e solo gli individui che indietreggiano e soccombono, permettendo all’io di prevalere sul noi, smettendo gli abiti e gli strumenti del Lavoro Muratorio, interrompendo la Grande Opera su di sé.
Fratelli miei, siamo tutti noi chiamati ad essere campioni di equilibrio, e siamo noi che possiamo essere costruttori di armonia. È un compito alto, come alto è il  nostro sognare: non c’è tempo, allora, per l’insufficienza dell’io, per la sua arroganza, la sua presunzione; e non c’è spazio per spalle gravate dall’inessenziale o per menti impedite da contorsionismi e tortuosità: le cose sono semplici se vogliamo che lo siano. Una comunità non può arrancare per pochi, pochissimi che, zaino appesantito dal superfluo, inceppano l’andare di tutti. Ed il fuoco dei Fratelli più giovani, che è fuoco che tiene vivo il nostro fuoco, non deve essere affievolito o, peggio, soffocato dalle nostre ombre: incitamento al Lavoro individuale, esse non siano però ostacolo alla Luce di chi, innocentemente, con calore e passione, ci guarda come esempi (e solo il buon esempio è il miglior maestro).
Sogniamo “alto” allora, Fratelli miei, sogniamo dei sogni degli Iniziati, con l’entusiasmo dei Costruttori e con la coscienza dei Muratori.
Perché è il sogno che nobilita la realtà.

Semplicità, dunque, Fratelli miei.
Nel sapere chi siamo, e per essere chi siamo.
Siamo Massoni Scozzesi, in coerenza e continuità con la più pura Tradizione dello Scozzesismo. È questa la nostra appartenenza. Ed è necessario allora un linguaggio chiaro per esplicitarla, per sentirla, aderirvi, intimamente e non solo razionalmente; per fare comunità, per essere comunione.
Il nome è importante, chiarisce, presenta e rappresenta, a noi di qua dalle Colonne, a chi è di là dalle Colonne: la Gran Loggia del Dicembre 2023 ha stabilito di integrare la denominazione storica di “Gran Loggia Nazionale dei Liberi Muratori d’Italia” della nostra Comunione con la specifica “del Rito Scozzese Antico ed Accettato”, volendo così rendere manifesto, ovvero semplicemente evidente, che la nostra Piramide Rituale è unica e che il nostro è Lavoro dal Primo al Trentatreesimo Grado (ed ognuno tenda la mano a chi è dietro e ciascuno prenda la mano di chi è innanzi…).
Nella denominazione estesa di “Gran Loggia Nazionale dei Liberi Muratori d’Italia del Rito Scozzese Antico ed Accettato” dichiariamo la nostra anima e la esprimiamo nella sua essenzialità: nei primi Tre Gradi della Base Simbolica rinasciamo come Liberi Muratori e ci rettifichiamo alla Maestria, per poi progredire, necessariamente e senza discrezionalità, nel Lavoro delle Camere superiori del Rito Scozzese Antico ed Accettato.
Base Simbolica e Rito Scozzese, nella nostra Comunione, sono due tempi di un percorso di perfezionamento che, come per il lavoro individuale del singolo e quello comunitario della Loggia, si avvicendano circolarmente, restando ciclicamente ed inscindibilmente legati e necessari l’uno all’altro, ed avendo scambievole riguardo e rispetto, due interi fusi in un Tutto più elevato.
La Gran Loggia Nazionale dei Liberi Muratori d’Italia del Rito Scozzese Antico ed Accettato, Massonica e Scozzese dunque, rivendica orgogliosamente ed afferma senza ambiguità che il Rito Scozzese poggia sulla propria Base Simbolica e, al contempo, che la Base Simbolica evolve naturalmente nei Gradi del Rito Scozzese.
È questa la cifra del nostro pellegrinaggio all’Oriente, consapevoli che dietro ogni Oriente ce n’è sempre un altro da raggiungere, e che neanche il Sole raggiunge ciò che illumina; siamo viandanti, su un pellegrinaggio fatto di 33 Gradi di perfezionamento, uniti dalla meta comune della rettificazione della pietra del Tempio interiore per essere mattoni giusti e perfetti nel Tempio dell’Umanità.
Semplicità che è, anche, coerente consapevolezza.
La razionalità, connaturata al pensiero dell’uomo occidentale, ne ha plasmato e modellato il modo di riflettere sul mondo e su se stessi, e ne ha forgiato la maniera di affrontare se stessi ed il mondo.
La ragione, tuttavia, opera in superficie e tralascia aspetti più sottili e non meno reali del nostro essere: divide, fraziona, frammenta ma frammentando, frazionando e dividendo si concede al dualismo, limitandosi a rappresentare il conflitto fra gli opposti e non la loro complementarità e la organica unitarietà ed armonia del tutto.
La Massoneria è aggettivata o come speculativa o come operativa, come se si trattasse di punti di vista alternativi. Invece il contenuto filosofico è una parte
dell’opera, e l’altra è la vita vissuta, il lavoro, l’azione, e le due prospettive si danno luce reciprocamente: la Massoneria, Via Tradizionale, ha il proprio corpo teorico e dottrinario, necessario da apprendere e da tramandare; ma è anche, ed allo stesso
tempo, pratica, esperienza che si concreta nei propri Riti i quali, simboli agiti, vocalizzati, rappresentati, agiscono, oltre che sul piano mentale, su quello fisico e su quello emozionale.
Una Cattedrale è stabilizzazione in pietra di una idea. Alla sua costruzione attendono architetti ed operai: l’architetto le dà forma nel progetto, e gli operai le danno compiutezza.
L’idea è il “cosa”, il progetto è il “come”.
La Massoneria è costruzione della Cattedrale, l’idea è la Tradizione, i Rituali sono il progetto, un progetto concorde e coerente così che nel cantiere tutti gli operai abbiano il proprio posto e sappiano cosa e come fare.
Progetto condiviso, questo è il Libro dei Rituali dei Gradi Simbolici che la Gran Loggia oggi consegna agli Orienti: immutate le parti rituali in quanto immagine di Tradizione, sono state omogeneizzate le sole parti cerimoniali, così che possiamo percepire ogni Tempio di ogni Oriente della Comunione come casa comune, e sentirci a nostro agio ovunque stiamo lavorando, in ogni Tempio di ogni Oriente dell’Obbedienza; così che ogni Fratello, soprattutto quelli più giovani, ancora legittimamente poco esperti, possano vivere il Lavoro Rituale liberi dalla preoccupazione del “come” fare, e dedicarsi e contribuire con le proprie energie al “cosa”, ovvero all’idea ed al compimento dello Scozzesismo.
Agli occhi degli Apprendisti, impegnati a conoscere l’uso degli strumenti muratori, il progetto può apparire in parte oscuro: apprenderanno, con il procedere della costruzione e con il conforto dell’amorevole cura dei Fratelli Maestri.
I Compagni hanno appreso l’uso degli strumenti muratori e sono impegnati nel cantiere; ed il progetto, del quale vedono solo la parte a loro affidata, può apparire non del tutto intelligibile: comprenderanno, con il progredire dell’edificio e con la guida della solida dedizione e dell’affidabile considerazione dei Fratelli Maestri.

I Maestri lavorino sulla Tavola da Disegno e mantengano nel solco (stretto!) della Tradizione il progetto; ed affinché esso sia compiuto in modo giusto e perfetto, siano in Loggia accorto esempio.
Insomma, Fratelli Maestri, siamo scorta e bussola per i Fratelli più giovani, rifugio per i loro affanni, incoraggiamento del loro entusiasmo, difesa della loro innocenza.
Non buoni o cattivi, siamo semplicemente Maestri, che un Maestro o lo è o non lo è.

“Per semplificare bisogna togliere”, e togliere è anche donare, e donare è atto di generosità.
In Loggia, Fratelli tra Fratelli, prendiamo ed apprendiamo i valori ed i saperi ai quali, grazie alla generosità dei nostri Maestri, abbiamo potuto accostarci; li conserviamo e li preserviamo per donarli a nostra volta ai Fratelli più giovani che ancora li devono scoprire.
Il passare le consegne, in quanto uomini di Tradizione, è insito del percorso massonico di ciascuno; ci vivifica e motiva, e vuol dire essere generosi.
Siamo generosi, allora, Fratelli miei: ciascuno ricambi il dono ricevuto da coloro che ci aprirono le porte del Tempio, avviciniamo ad esse a nostra volta quanti, nel mondo profano, riconosciamo come uomini liberi e di buoni costumi.
Affranchiamoci dalla timidezza, dalla pigrizia; affranchiamoci dalla paura di sbagliare, che se la Tegolatura è eseguita secondo consuetudine, essa permette di
separare il grano dal loglio; affranchiamoci dal timore di avere sbagliato, che dai rami della nostra Comunione, perché pura (e manteniamola tale!), cadranno quelle foglie che fossero attinte dal vento della profanità: è legge di natura, lo abbiamo visto e lo vedremo.
Diamoci da fare, Fratelli cari: abbiamo bisogno di Apprendisti e del loro entusiasmo fra le Colonne, Apprendisti che domani, al tempo giusto e con il giusto tempo, siano Compagni dediti all’Arte; e che domani l’altro, con il giusto tempo ed al tempo giusto, siano, finalmente, Maestri in possesso dell’Arte, giusti e perfetti affinché gli  lti Gradi del Rito Scozzese possano accogliere il loro andare.
Abbiamo tanto da fare: all’Opera, Fratelli miei. Con amore, che è il sentimento più semplice; lasciandosi andare, che è l’azione più semplice.
All’opera, fidandoci ed affidandoci l’uno all’altro, che questa è la Massoneria, ed avendo cura l’uno dell’altro, dei Fratelli più giovani, della Gran Loggia Nazionale dei Liberi Muratori d’Italia e del Rito Scozzese Antico ed Accettato.